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lunedì 14 luglio 2014

HER-bolla#4

Manhattan, June, 7:59 AM

6 ore e 6.881,97 km.
4273.101 miglia.
9 ore di volo e circa 6 fusi di differenza.
Tre anni trascorsi nel silenzio.

Prima le stagioni passavano a modo loro, contraddistinte da colori, emozioni, persone.                       
Non importava a nessuno quando arrivavano.
E soprattutto quando se ne andavano.
Seguivano il loro naturale corso ma erano sempre diverse.
Ora erano tutte uguali. Non c’era più l’estate, giugno non era più giugno.
Perfino il Sole sembrava diverso. 
Del resto in quell’ ammasso di palazzi che sembravano voler sfidare il cielo apertamente era quasi impossibile vederlo. Così come era impossibile vedere le stelle, la notte.
La loro funzione veniva assolta dalle luci della città.
“Niente è uguale a prima”.
Era questo il pensiero che gli ronzava in testa guardando fuori da quel vetro di quel palazzo cosi alto.
Nella Grande Mela era l’ora del caffè, l’ora in cui la città stava lentamente riprendendo i suoi ritmi anche se in realtà quasi non va mai realmente a dormire, the Big Apple, la città che non dorme mai.
C’era sempre qualcosa da fare, da vedere, da osservare.
I taxi che iniziavano a circolare, il rumore della folla che si andava ad accalcare nella metro, le risate della gente, i tacchi delle donne che andavano a lavoro, le serrande dei negozi, il suono dei clacson.
Era l’ora del solito caffè annacquato delle otto del mattino, e mai come nel momento del caffè sentiva la mancanza dell’Italia, del suo bar di fiducia in centro, della sua tazzina calda appena sfornata dalla lavastoviglie, del profumo confortevole dei cornetti appena cotti, del profumo di Lei, che era l’abitudine che più amava.
La colazione con Lei.
Ora invece a distanza di 6 ore e 6.881,97 km si ritrovava a pensare a Lei che sicuramente stava correndo qua e la, in pausa pranzo, mangiando il suo solito tramezzino al tonno, senza pomodoro, solo tonno. Perché le piaceva così. E probabilmente lui era l’unica persona sulla faccia della terra, oltre sua madre, a saperlo.

Il tempo, e la vita, non avevano cancellato il ricordo dei suoi occhi.

Rome, June, 13:59 PM

“Cazzo, sono in ritardo. Maledizione!”

Ogni giorno la stessa storia.
Il suo problema non era arrivare tardi, ma il fatto che partisse già in ritardo. E quando parti tardi sei fottuto in partenza.
Ma nonostante le metro da prendere e le corse verso l'ufficio si concedeva sempre un pezzetto del suo poeta maledetto al mattino. 
Una sorta di rito, tradizione, abitudine, vizio, coccola mattutina per fare da scudo al mondo e sgombrare la mente.
"Le persone con i piedi per terra dicono che l'amore è una follia. In realtà ciò che accade è che la fantasia violentemente distorta da immagini piacevolissime, dove ogni passo ti avvicina alla felicità, viene crudelmente riportata alla dura realtà".
Gustave il fiore del male la illuminava sull'amore quel giorno.
Ma nonostante lo adorasse non condivideva ogni suo pensiero. In particolar modo sull'amore.
Lei l'amore lo amava, ne era follemente innamorata, la chiave per aprire tutte le porte.
Nonostante fosse sola ormai da parecchio non smetteva di essere l'ultima romantica del mondo, Lei.
E mentre correva verso l'ufficio un pensiero volò lontano, assieme alla brezza leggera di giugno.
Il ricordo di lui era come il vento improvviso d'estate che ti accarezza le guance.
Se solo avesse saputo che anche i pensieri di lui viaggiavano ogni giorno attraverso gli stessi chilometri forse sarebbe successo tutto molto prima, chissà...

V.







martedì 8 luglio 2014

Innamorati anonimi.

Avete mai pensato al fatto che l’amore o l’innamoramento possa essere e/o diventare una sorta di vera e propria dipendenza?
Quando finisce una storia, o quando amiamo qualcuno e non siamo corrisposti, o quando ancor peggio amiamo qualcuno che è già impegnato, sarebbe una stratosferica ficata poter andare in un qualche gruppo di supporto e condividere con altri poveri scemi la nostra “sofferenza”.
Immaginatevi la scena: “ciao mi chiamo Caio e non amo da 128 giorni”.
Una dipendenza emotiva.
Lo dicono anche molti dei vari studiosi e psicologi che affrontano il problema…il sentimento amoroso non è che scatenato dalle endorfine che condizionano il nostro cervello e che creano dipendenza nei confronti di una persona, di un profumo, di un’emozione.
E non ci vuole di certo il signor S. – alias Sigmund Freud- per convincerci del fatto che l’amore diventi nella maggior parte dei casi dipendenza.
E quando arriva la mattina in cui ti svegli e ti ritrovi davanti al fatto che tale dipendenza sia finita da parte di uno dei due attori protagonisti della storia, e il nostro confortevole castello di emozioni sia improvvisamente crollato, che fare?
C’è chi si chiude in se stesso, o peggio chi si chiude in casa a farsi del male, a deprimersi svuotando la dispensa e noleggiando film di un grado di tristezza ancora maggiore del suo stato d’animo, film potenzialmente e praticamente pericolosi;  chi si attacca alla bottiglia passando dalla dipendenza amorosa alla dipendenza alcolica, chi si getta nei locali alla ricerca della prossima preda dandosi alla movida cittadina come pesci in una piccola vasca piena di squali; chi si attacca al cibo…o chi semplicemente si attacca al cosiddetto c……!
E quando dunque arriva il giorno del crollo del muro di berlino sentimentale cosa fare?
Anziché spendere i soldi in sedute dallo psicologo, dallo pisco- terapeuta, o soldi in bottiglie di vodka e in giornate alla spa non sarebbe fantastico avere a disposizione un gruppo innamorati anonimi?
Che poi alla fine in fin dei conti prima o poi ci ritroviamo tutti nella stessa barca che naviga nel mare della disperazione post-abbandono.
Condiviere per superare, perché in fondo, i problemi, si affrontano meglio in compagnia.
E voi che ne pensate?

Saluti, V.

lunedì 16 giugno 2014

HER-bolla#3

Rome, June, a few years before

"Smettila."
"Non ci penso nemmeno - disse lei strofinandosi un occhio con quel suo fare distratto - non ci penso minimamente. Non puoi chiedermi di smettere di fare qualcosa che per  me è naturale. Non posso smettere di comportarmi così, non posso smettere. Lo sai che non puoi chiedermelo e lo sai che è l'unica cosa che voglio, e non mi interessa come, e non mi interessa dove. Voglio solo stare con te e non mi interessa nemmeno in quale modo, a me non interessano le convenzioni e le etichette, non mi interessa essere la tua donna, la tua ragazza, la tua compagna, tua moglie, la tua amante, io voglio solo essere tua. E voglio che tu sia mio. E non conta stare nello stesso posto e nello stesso momento perchè continuerò a volerlo anche quando sarai andato. E lo sai anche tu che andrai.
Ci sei e non ci sei negli ultimi tempi, ma nemmeno l'aria la vedi. Potresti mai chiedermi di smettere di respirare? Non credo.
Mi sento vera, mi sento viva, ma non ti chiederei mai di non andare. Stiamo parlando della tua vita.
E non venirmi a raccontare quelle cazzate che si dicono in questi casi. Mi conosci, mi conosci da sempre e meglio di qualunque altra persona, e sai che non la bevo."
"Quali cazzate? Dimmelo, quali cazzate? Io so solo che ti amo."
"Lo sai. Che andrà bene, che quel poco che ci vedremo basterà, e che funzionerà lo stesso; perchè non sarà così, sta finendo ora e lo sai bene; sarà solo un'illusione, che poi diventerà sofferenza e poi rabbia. E non venirmi a dire ti amo, dimmi solo ti amerò."
"Ti amerò".
Poi rimasero lì davanti a quel caffè per ore. Tornarono a casa e fecero l'amore come se per loro fosse la prima volta.
Passò la sera, e passò la notte, e la mattina successiva e non uscirono da quella stanza.
Passò l'estate così come le parole che avevano detto quel pomeriggio in quel caffè.
Le persone normali si sarebbero detti quelle parole alla vigilia di una partenza. Non mesi prima.
Ma loro normali non lo erano, non lo erano mai stati. Amavano giocare d'anticipo. Avevano preferito dirsi addio, o meglio arrivederci, molto tempo prima, per evitare inutili lacrime, inutili spasmi post-abbandono. Perchè tanto non si sarebbero mai abbandonati davvero quei due.
E così arrivò il giorno che Lei aveva atteso, temuto, cercato di allontanare dai pensieri.
Il giorno in cui Lui doveva andare a scontrarsi con quella che è semplicemente la vita.
E sapevano entrambi che sarebbe passato molto tempo prima che i loro sguardi si sarebbero potuti incrociare di nuovo. L'America non stava dietro l'angolo.
Sarebbe passato molto tempo ma non avrebbero cercato i reciproci sguardi in altri occhi. I loro erano insostituibili.
Ma si dissero soltanto "ciao". Come se dovessero allontanarsi per un week-end.
Poi un bacio, e poi niente.
Lì su quel pavimento che puzzava di ammoniaca, pulito e brillante, tra la folla, in quell'aeroporto colmo di gente, di voci, di passi, si sentirono all'improvviso incredibilmente soli.
E Lei con quel cappello forse un po' troppo grande si avviò verso l'uscita, respirando veloce per tenere insieme i battiti sempre più accelerati, cercando di nascondere le lacrime. Sempre più veloce. Fino all'uscita. E respirò aria mista ad amarezza. E forse fu quello il momento esatto in cui capì davvero che le cose non vanno quasi mai come vuoi, e se una cosa conta per te più di qualunque altra sulla faccia di questa terra, prima o poi, per un motivo o per un altro, inevitabilmente la perderai.
Sperando di vederla tornare se davvero avrà contato.
Nelle cuffie cantavano gli Oasis, a tutto volume, don't look back in anger, non guardare indietro con rabbia...e Lei pensava che infondo era così; non sarebbe servito, perchè ogni singolo passo, ogni singolo gesto o parola, ne era valsa la pena.
Ed è incredibile di come appaia il mondo quando sei triste e quando saluti qualcuno. Intorno a te solo gente felice e sorrisi.
E persino il tramonto appare diverso, più rosso, più triste, semmai un tramonto può apparire triste.
E Lei se ne andò a casa, persa in quel rosso.
A casa, dove nessuno la stava aspettando.
E mentre apriva l'acqua della doccia realizzò a voce alta che era finita. Doveva soltanto ammetterlo.
Perchè a volte al posto di un po' d'amore abbiamo bisogno solo di un po' di sincerità.

V.


martedì 10 giugno 2014

SOSPESI...

Hai un debito con me.
L'ultimo bacio che non mi hai dato.
Una volta mi hai detto: prova a pensare al futuro, cosa vedi?
E io l'ho fatto.
E ho visto solo te, che di mattina mi prepari il caffè.
Ma poi siamo rimasti sospesi e mentre ti aspetto mi drogo di quel caffè.
Sono una caffeinomane senza coraggio.
Ci vuole tanto?
Ti amo, ma nel frattempo la vita va, scivola.
Tu hai un debito con me, ed io con te.
Avvicinati, non succederà niente.
Ma quel niente potrebbe essere tutto.

V.

HER-bolla#2

Rome, June, the same year.


Mentre Lei se ne stava a guardare quel cielo al tramonto dalla sua finestra, dall'altra parte della città un'altra storia. Un altro quadro. Un'altra scena.
Aveva sempre amato raccogliersi nei pensieri e passeggiare, senza meta precisa, per i vicoli di quella città, la città Eterna, la città che tutti amano. Milioni di storie, di vite, di amori fra quei vicoli.
Con l'odore frizzante dell'aria della prima estate e uno sguardo rivolto alle stelle.
Camminava, e mentre lo faceva se ne stava lì a pensare a quando quelle strade non le faceva da solo, e quelle stelle le condivideva, e di quell'aria ne lasciava un po' a qualcun altro, e di quella birra che stava bevendo ne lasciava sempre un po', per Lei.
Quando condividevano i passi e le note della musica dei bar che come tante piccole isole si diramavano per quelle strade.
La passeggiata della sera, il bacio della buona notte, la chiamata del mattino. Cose svanite come nebbia.
E ora se ne stava la a chiedersi cosa stesse facendo Lei al posto della solita passeggiata, a come potesse stare dopo tutti quegli anni che erano passati, se anche lei lo stesse pensando guardano la solita stella vicina alla Luna. Fissa e immobile e sempre presente, rassicurante.
pensava a questo, a quando le ore erano troppo brevi e le sigarette troppo corte.

"Passami quell'accendino." Disse sorridendo.
Mentre se ne stavano li sui gradini di quella fontana.
A fumare.
"Sei bella, e io sono felice". Glielo diceva ogni sera. Glielo stava dicendo anche quella sera. E poi l'accompagnò a casa, la salutò come sempre, e si mise a camminare sorridendo.

Ora camminava da solo ed era questo il ricordo che inciampava nei suoi pensieri.
Ma la vita è furba, ti inganna quando meno te lo aspetti, quando i ricordi cominciano a far male o comunque cominciano ad arrivare succede sempre qualcosa che ti riporta indietro. Le vie si incrociano, così come le vite. E quel vicolo non sai mai dove ti porterà. Ci perde, ci si ritrova.

E quando il grande amore ti passa accanto non è facile capirlo. A volte ci vogliono anni per accorgersene.
È un amore fatto di incontri, e più scontri… tormentato, la maggior parte delle volte. Difficile. Ma quando capisci che è proprio quella la tua dose d' amore allora tutto si fa chiaro…è come riuscire a vedere tutto per la prima volta.

Tormentato da questi pensieri andava, ignaro che tutto stava per cambiare, così come Lei.

V.

giovedì 5 giugno 2014

IL FILO

L’equilibrista lo sa.
L’equilibrista ci riesce…
Se ne sta lì in bilico tra realtà e fantasia, leggero,
sul peso dei suoi dubbi, e ossessioni,
nuvola vuota…
abbastanza bravo da non lasciare traccia della sua paura.
E come un equilibrista tu te ne stai lì, sospeso a mezz’aria,
sotto il peso dei dubbi,
che prima hai e poi non hai,
incantevole incantesimo,
catena rigida,
tra ciò che era e ciò che è…dove le parole sono niente
ed i baci tutto,
e i sorrisi eterni.
Lì, sul filo.
Guardi in basso e la risposte sono svanite
Ancor prima che l’ultima lacrima sia diventata rugiada,

nascosta tra le altre.
Nel punto in cui la luce della luna arriva più forte.

martedì 3 giugno 2014

Amori e vizi al tempo degli dèi: siamo poi così diversi dai leggendari abitanti dell'Olimpo e "provincia"?

" Dunque per primo fu Chaos; poi
Gaia dall'ampio petto, sede salda sempre di tutti
gli immortali, che abitano la vetta dell'Olimpo innevato
e il Tartaro avvolto nella nebbia nei recessi della terra dalle ampie strade,
ed Eros, che è il più bello fra gli dèi immortali,
che scioglie le membra, e di tutti gli dèi e di tutti gli uomini
doma nel petto il cuore e il saggio consiglio.
Da Chaos nacquero Erebo e nera Notte.
Da Notte provennero Etere e Giorno
che lei generò a Erebo unita in amore.
Gaia per prima generò, simile a sè,
Urano stellato, affinchè l'avvolgesse da ogni parte,
fosse ai beati sede sicura sempre."

Esiodo, Teogonia 116-128

E' nella Teogonia di Esiodo che si fanno risalire le origini degli dèi greci; tutto prende le mosse da Chaos, e via via attraverso una narrazione lunga versi e versi prendono corpo tutti i personaggi che siamo abituati a leggere nei libri mitologici.

Gli abitanti dell'Olimpo e "dintorni", un mondo fatto di dèi, ma anche di ninfe, personaggi comuni , incesti e figure stravaganti e  particolari.
Beh tutto questo preambolo perchè mi stavo chiedendo: ma oggi, siamo poi così diversi da quei personaggi lontani nell'ombra del tempo? Secondo me no, siamo accomunati da un filo di vizi, amori, luoghi comuni, modi di fare, sindromi e complessi che erano attuali ieri così come oggi.
Ma facciamo qualche esempio.

NARCISO: figlio di ninfa e del dio fluviale Cefiso ( o da altra versione di Selene ed Endimione).
Segni particolari: tremendamente bello, ma crudele.
A causa di una punizione divina si innamora della sua stessa immagine riflessa su uno specchio d'acqua e finisce per morire cadendoci dentro.
Ora, secondo voi, quanti Narcisi ci sono ai nostri giorni? Io direi fin troppi.
Uomini aggiogati dal mito del tronista, aspirante tronista o corteggiatore di una tronista, super lampadati, stra curati, con meno - per così dire- peluria di una donna, ossessionati da creme e cremine ed innamorati di null'altro che loro stessi. Pensateci, quanti ne vedete in giro?
Habitat prediletto: discoteca/privè.


MEDEA: figlia di Eete, re della Colchide e di Idia, nipote del dio Apollo e della maga Circe. Dotata di poteri magici come la zia.
Segni particolari: maga, pazza, donna tradita. Secondo il mito quando Giasone lo stronzo arriva in Colchide insieme agli Argonauti alla ricerca del Vello d'oro se  ne innamora perdutamente. E pur di aiutarlo (sindrome della Crocerossina! Attualissima!) a raggiungere il suo scopo giunge ad uccidere il povero fratello Aspirto, spargendone i resti dietro di sè dopo essersi imbarcata sulla nave Argo insieme all'amato, divenuto suo sposo.
Dopo altrettante peripezie oggetto del mito, ed inganni, e vicende, con cui non sto qui ad annoiarvi, l'astuta Medea viene abbandonata, e tradita, per un trono. E quale donna ferita se ne sta tranquilla? Quale donna abbandonata per una sedia lascerebbe correre? 
Beh, Medea uccide la rivale, il padre della rivale, i figli di Giasone, che sono poi anche figli suoi, e se ne torna a casa dal padre, distrutta e con occhi iniettati di sangue, senza figli, senza marito, con un bel paio di corna in testa e con la fedina penale sporca.
Direi che il mito della nostra Medea è attuale più che mai. Quante ne vediamo e sentiamo di storie di donne ferite e tradite che si lasciano sopraffare dalla sindrome di una Medea impazzita, e si ritrovano ad incendiare case, graffiare macchine, denunciare uomini solo per la sede di vendetta?
Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare...

ULISSE: detto anche Odisseo, nome che sta a significare "odiato dai nemici". 

Ah, Ulisse! come non fare riferimento alla formidabile storia cantata dal Cieco!
Originario di Itaca, è uno degli eroi achei descritti e narrati da Omero nell'Iliade e nell'Odissea.
Segni particolari: "uomo dal multiforme ingegno", astuto, geniale, curioso.
Figlio di Anticlea moglie di Laerte, pronipote di Ermes.
Vi è forse familiare la frase "amore scendo a comprare le sigarette e torno!" ?
E quel torno poi non si manifesta reale?
E' andata più o meno così la storia del nostro caro Ulisse, con la differenza che non stava comprando le sigarette ma facendo l'eroe. E nel suo bel tragitto lontano da casa negli anni se l'è ampiamente spassata con la Circe di turno.
Uomini con la sindrome di Ulisse sono all'ordine del giorno. E magari fanno anche bene fin quando c'è la povera Penelope a casa ad aspettare, colpevole più dello sposo! Che amarezza!
PENELOPE:  figlia di Icario e di Policaste , moglie di Ulisse, madre di Telemaco, Poliporte e Arcesilao. Discendeva da parte di padre dal grande eroe Perseo  ed era cugina di ElenaAttese per vent'anni il ritorno di Ulisse, partito per la guerra a Troia, crescendo da sola il piccolo Telemaco e evitando di scegliere uno tra i proci, nobili pretendenti alla sua mano, anche grazie al famoso stratagemma della tela: di giorno tesseva il sudario per Laerte, padre di Ulisse, mentre di notte lo disfaceva. Avendo promesso ai proci che avrebbe scelto il futuro marito al termine del lavoro, rimandava all'infinito il momento della scelta. Alla fine, Ulisse tornò, uccise i proci e si ricongiunse con la moglie. Penelope è il simbolo per antonomasia della fedeltà coniugale femminile. Tornato nuovamente a casa dopo l'estremo viaggio, Ulisse poté nuovamente godere della moglie e secondo una versione la rese incinta di altri due figli: Poliporte e Arcesilao.Segni particolari: fedele, paziente.
Non penso ci sia molto da aggiungere, la classica donna in attesa del suo uomo, l'ostinata, che sta li ad aspettare e ad annullarsi, non demorde nemmeno di fronte a una miriade di uomini pronti a corteggiarla. Secondo voi rappresenta una figura positiva oppure no?

CIRCE: Circe vive nell'isola di Eea ed è figlia di Elio e della ninfa Perseide e sorella di Eete (re della Colchide) e di Pasifae (moglie di Minosse), nonché zia di Medea. Ulisse, dopo aver visitato il paese dei Lestrigoni, risalendo la costa italiana, giunge all'isola di Eea. I suoi compagni vengono trasformati in maiali e altri animali, tranne lui. Il sovrano di Itaca decide di andare dalla maga per tentare di salvare i compagni. Dirigendosi verso il palazzo, incontra il dio Ermes, messaggero degli dèi, che gli svela il segreto per rimanere immune agli incantesimi di Circe. Egli minaccia di uccidere Circe, la quale riconosce la propria sconfitta e ridà forma umana ai compagni di Ulisse e anche a tutti gli altri tramutati in bestie feroci. Ulisse trascorre con lei un anno e da lei ha un figlio, Telegono, e forse anche una figlia, chiamata Cassifone
Segni particolari: maga, gattamorta, mangiatrice di uomini.
Beh che dire, questo mondo è pieno di Circi pronte ad ammaliare l'uomo di turno, così stupido il più delle volte da farsi ammaliare e manipolare,  non credete?

EDIPO: Laio, marito di Giocasta e re di Tebe, era afflitto dalla mancanza di un erede. Crucciato per questa insospettabile infertilità, consultò in segreto l'oracolo di Delfi, che gli spiegò come quella apparente disgrazia fosse in realtà una benedizione degli dèi, dato che il bambino destinato a nascere dalla loro unione non soltanto l'avrebbe ucciso, ma avrebbe anche sposato la madre, essendo la causa di un seguito spaventoso di disgrazie che avrebbero provocato la rovina della casa. Sperando di salvarsi, Laio ripudiò la moglie senza darle spiegazioni di sorta. Ma ubriacatolo, Giocasta riuscì a giacere con lui per una notte che si rivelò fatale. Nacque dunque Edipo che dopo una serie indiscussa di peripezie ed aver risolto l'oracolo di Delfi venne promesso in sposo alla madre.
Di qui il famoso complesso di Edipo. 
Segni particolari: mammone.
Attualizziamo un pò il mito, un pò di fantasia forza! Guardatevi intorno un pò ed eccoli, li vedete? Ostinati mammoni al giorno d'oggi innamorati della figura materna, convinti che se non troveranno una donna che riesca ad eguagliarla almeno in parte moriranno mangiati vivi dalle cavallette!
Ok che la mamma è sempre la mamma, ma date una piccola possibilità alla sciagurata di turno!

ENEA E DIDONE: la strana coppia, ma non poco comune.
Lei morirà “infiammata” d’amore, lui andrà altrove felice e contento.
E’ la storia di Enea e Didone.
Ospitato dalla favolosa regina, scampato alla guerra di Troia, ne sconvolge l'equilibrio facendola innamorare. 
Nulla di buono, nulla di buono. A lei non manca nulla, regina, bella, astuta. Lui ha paura delle sue stesse paure, scruta l'orizzonte infelice non sa nemmeno lui perchè. Lei è più una balia che un amante. E da queste premesse poteva mai scoccare un amore felice!? Assolutamente no. E come ben sappiamo lui se ne va senza dir nulla, fugge e va a seminare altrove e lei oltre che a morire d'amore muore anche per davvero.
Lui, segni particolari: uomo ameba, senza palle, indeciso.
Lei, segni particolari: donna forte, sedotta e abbandonata, illusa.
Ci troviamo di fronte alla più classica delle storie, lei che da tutto e lui che non sa cosa vuole nemmeno da se stesso. Non è pronto, povero diavolo, e se ne scappa nella notte. E lei, a cui non manca nulla, brucia nei ricordi pensando al belloccio, che sbarcando altrove, è improvvisamente pronto a seminare!

CUPIDO: detto anche Eros, descritto come un fanciullo alato, furbo ma maldestro, che con i suoi dardi fa innamorare gli esseri mortali e immortali. Figlio di Venere e Giove secondo Cicerone, secondo Saffo di Cielo e Venere.
Le più nobili delle origini dunque per Amore, così come le sue intenzioni.
Segni particolari: maldestro, impiccione, a volte spacca maroni.
Vediamo: avete mai avuto quell'amico impiccione, ma si dai focalizzatelo, quell'amico che si sente portatore di pace e amore, che ha sbagliato era e doveva forse nascere al tempo dei figli dei fiori, quell'amico che si ostina a creare e creare coppie su coppie, combinare incontri peggio di un sito di appuntamenti al buio, desideroso di far trionfare l'Amore e che vede coppie perfette (a detta sua) ovunque? 
Beh, se ne avete uno ditegli che una Maria nazionale basta e avanza e a creare incontri al buio già ci pensa lei! L'amico ostinato, che la maggior parte delle volte toppa e crea disastri sovrumani irreparabili, con previsioni di fronte alla quali anche Nostradamus arrossirebbe, ma che si rivelano spesso un completo flop.
Caro amico, fatti una vita tua !

ZEUS: è il re, capo, sovrano e padre degli dèi, il sovrano dell'Olimpo, il dio del cielo e del tuono. 
Segni particolari: boss, traditore nell'indole.
Moglie ufficiale: Era.
Famoso per le sue numerose storie extraconiugali, a volte anche omosessuali, della serie non ti bastava mai caro Zeus!
La più classica delle figure maschili, moglie ufficiale, amante ufficiosa, molteplici storie. Tradimenti, incesti a volte, menzogne !
La figura che forse è la più attuale, aggiungerei purtroppo!!

E dopo questa breve carrellata, voi, quale abitante dell'Olimpo vi sentite?
Con affetto, V.






















venerdì 30 maggio 2014

HER-bolla#1

L'ultimo mozzicone di sigaretta cadeva a terra.
Ne aveva fumate fin troppe quel giorno, Lei.
E se ne stava li…a fissare quella tazzina di caffè…vuota…come i suoi occhi…come i suoi pensieri..già , perchè a volte anche i pensieri stessi possono essere vuoti…sembra incredibile ma non c’ è niente al mondo che ti tiene più concentrato del pensiero del vuoto e del niente…forse è la paura di quel pensiero che ti riempie al tempo stesso e ti tiene attaccato al cervello…è la paura che ti fa concentrare..la paura di qualcosa non vorresti ti toccasse..ma a volte nella vita, o meglio, almeno una volta nella vita quella sensazione tocca a tutti, chi prima, chi dopo.
Lo sguardo fisso a guardare una tazza di caffè vuota…delle gocce d' acqua scendere lente sul vetro della finestra della tua camera dopo un improvviso acquazzone estivo…una nuvola che passa… un amore che finisce…un padre mai presente…un amico che ti tradisce…tutte cose che il vuoto lo lasciano e come nel tuo cuore, nel tuo essere… un caro che se ne va…un ADDIO…prima o poi tocca a tutti…e cosi quel giorno Lei se ne stava li a cibarsi della sua dose di vuoto e di niente che le era toccata…che la vita le aveva consegnato con posta prioritaria…a volte ti manca qualcosa e non sai nemmeno cosa…un semplice abbraccio o una parola confortante…o magari uno specchio che ti mostri un’immagine diversa da quella che vedi ogni giorno…più serena magari.
E Lei se ne stavi li, con un pezzo di carta e una penna, scrivendo quello che le passava per la mente.
Erano questi più o meno  i suoi pensieri: 


COME IL CIELO AL TRAMONTO 

"…un pizzico di odio c’è sempre.
Mio padre….Livio…che gran tipo che era.
Ho molti ricordi di lui.
Non tutti belli, ma li tengo tutti ugualmente custoditi nel cuore perché fanno parte di me…di quello che sono stata e di ciò che sarò, perché anche se ho sempre vissuto su una linea d’onda lontana anni luce da quella di mio padre nelle mie unghie, nei miei capelli…e soprattutto nel mio carattere cosi complicato, alla fine, scavando…c' è lui…lui che mi ha messa al mondo. Lui che a suo modo ,mi ha amata…del resto era cosi in tutto…il suo modo di dimostrare l' affetto non l' ho mai ben capito sinceramente…non credo di averne mai dubitato…ma forse per come sono fatta non mi è mai bastato.
Un bacio o un abbraccio a volte l avrei gradito. Ma è sempre rimasto in sospeso.
Ma grazie a dio non tutti siamo uguali su questa terra.
Non so quale sia il ricordo preferito di me e mio padre.
Forse le giornate che passavamo a passeggiare quando avevo 8 o 9 anni…aprivamo i finestrini e andavamo al mare…col vento fra i capelli…come diceva lui il vento è il miglior parrucchiere a volte…
e cantavamo a squarciagola una canzone di Patty Pravo…che se non sbaglio diceva proprio “portami al mare…fammi sognare…e dimmi che non vuoi morire…”
Ed io su quelle note scoprivo la felicità…e la assaggiavo, la assaporavo…cercavo di afferrarla con le unghie…perché era in quell' attimo la felicità…ed ero convinta che non sarebbe durata per sempre…Con gli anni quel sapore dolce diventa sempre più amaro…così cantavamo…arrivavamo al mare…passeggiavamo e tornavamo a casa.
   Poi non so come al mare abbiamo iniziato a non andarci più.
Non ho un ricordo preferito con lui, ma di sicuro so qual è il peggiore.
Il giorno in cui ho dovuto rinunciare anche a quei suoi abbracci sospesi, alle sue parole mancate, e ricordo che quel giorno pensai che mi sarebbero bastate lo stesso se fosse rimasto con me.
E' un ricordo un po’ offuscato dal dolore che provai … il giorno in cui mi piace dire e ripetere a me stessa che mi trovavo sott’acqua… è una sensazione che mi capita spesso quando soffro…quando soffro sul serio…le orecchie sono ovattate…la vista mi si annebbia e mi sento sott'acqua.
Ebbene, quel giorno ero li a navigare nel mio dolore…e non sapevo che mi ci sarebbe voluto un bel po’ per riemerge.
I primi giorni pensi addirittura di lasciarmi annegare…ma il profumo dell' aria, l' odore della vita mi mancava troppo,mi mancava da togliere il fiato…e cosi decisi di riemergere…in tempo per il giorno del saluto.
L' avevo atteso a lungo quel giorno…sin da quando avevo scoperto la verità.
Negli ultimi mesi gli ero sempre rimasta vicina… e quel venerdì completai solo il mio percorso…gli tirai il mio ultimo bacio nel vento…il mio ultimo saluto… quella rosa bianca, la sua preferita…piansi…tanto…. Ma nonostante tutto , nonostante i litigi, le parole non dette,gli abbracci non dati, ce l' ho qui nel cuore… e mi manca… ma la vita va avanti…cadi e ti rialzi ed è troppo bella per lasciarsi annegare nel mare dei ricordi…troppe saranno le volte che sentirai il tuo cuore bruciare e il tuo stomaco girarsi… e l' unica cosa che potrai fare sarà chiederti…”ma ne è valsa la pena?”…dopo anni la mia risposta non è ancora cambiata….
Amo la vita…in maniera disinteressata e totale…è meravigliosa….così come il cielo al tramonto…"

Erano questi quel giorno i pensieri di Lei. 
E quel pomeriggio se ne stava lì, a guardare quel tramonto che si perdeva nel cielo, ignara del fatto che tutto stava per cambiare.

V.

giovedì 29 maggio 2014

IL CREDO

Non prendiamoci in giro. Ognuno di noi ha un credo. E questo è il mio.
Credo in tante cose…tanto per cominciare credo nell'amore…ma ancor di più nell'amicizia…quella vera. Quella che se anche non ti vedi tutti i giorni il legame non si spezza…quella che se chiami alle 2 di notte il tuo amico perché senti dei rumori strani lui corre da te e ti fa compagnia…credo nella bellezza di un bambino… credo che sorridere sia l’arma migliore nella vita, la medicina più adatta ad ogni tipo di male…l'antidoto perfetto contro l'amarezza. Credo che se mangio mezza tavoletta di cioccolato e nessuno mi vede quelle calorie non contano…credo che se piangi e nessuno ti vede farlo quelle lacrime e quella tristezza svaniscano istantaneamente… e poi credo che nella vita bisogna tirare fuori le palle,sempre…e che non esistono solo il bianco e il nero…ma altre migliaia di sfumature bellissime, da cogliere, da assorbire… da scegliere… perché dipingere ogni parete della tua casa di bianco, se puoi scegliere un bel lillà o un ceruleo cielo? Siamo solo noi a poter e dover scegliere, nessun altro.
E credo nella lealtà… ma anche nelle bugie ben fatte e altrettanto ben raccontate, soprattutto quelle "bianche"… credo nel potere di una canzone…nei sogni… e nel fatto che spesso devono rimanere tali per non farne sparire la magia… credo nel mare d’inverno… e nella montagna d’estate… nei baci…ogni tipo di bacio, se vero… sulla fronte, sulla mano, sul collo…sulla bocca…sul naso… basta che si baci…e credo che l’affetto vada dimostrato alle persone giorno per giorno...perchè se lo dici vale il doppio. Le persone dimenticano, in fretta e molto spesso, vanno aiutate a ricordare. Nell'attimo in cui lo si sente… credo nei ti voglio bene, meno nei ti amo… nell'utopia di una famiglia felice… e nella tenerezza di accarezzare il proprio cane… credo che a volte sia meglio una lettera piuttosto che una e-mail… e che un film in bianco e nero emoziona più di un dvd treD… credo nel vivere in armonia con gli altri…nell'equilibrio con se stessi.
Credo nella vita… quella vissuta fino all’ultimo… bevuta fino all’ultimo sorso… questo è il mio credo…
Nel seguire sempre il cuore, perchè la ragione difficilmente porta alla felicità.
E infine credo nelle promesse. Mi piace pensare che le persone siano ancora in grado di promettere.

V.

DUE CUORI E UNA C....HAT!

Vite parallele….sì esatto, starete pensano che è il titolo di un noto life-reality di Mtv che parla del duro mondo delle nostre ginnaste…divise tra trave, anelli, amori e amicizie, sognando le olimpiadi.
Ma per oggi ho deciso di prendere proprio questo termine in affitto…vite parallele, le chiameremo così, le vite di oggi, di tutti quelli che hanno a disposizione una banale connessione internet, un qualsiasi mezzo per collegarsi, che sia esso un pc o uno smartphone e un account – vero, ma anche falso udite udite!- su uno qualunque dei numerosissimi social che oggi affollano l’enorme piazza del web. Si è forse persa di vista la vita reale? Oppure semplicemente quella virtuale è una parallela a quest’ultima?
Cos'è che rende così affascinante essere per qualche ora, o per tempi lunghi ed indeterminati, qualcuno di diverso da se stesso? Del resto lo diceva anche il nostro maestro Pirandello, che ognuno di noi è al contempo uno, nessuno e centomila. Siamo fatti di molteplici maschere, e facce, e non basta una vita per conoscere se stessi, figuriamoci gli altri. Ma la vita di oggi ha assorbito così a fondo questo concetto da far credere alla gente che essere altro è meglio di essere se stessi?
Nomi fittizi, così come le foto...sempre più spesso ci si spaccia per altre persone, reali o inventate che siano, e si perde di vista il senso della vita vera. Che fine hanno fatto i tempi in cui per "abbordare" ci si incontrava , ci si scambiava il numero di telefono e ci si dava il fatidico "primo appuntamento" pregando, come cantava Max Pezzali ai tempi di "come mai", per un sì? Il romanticismo, ma azzarderei, la normalità, esiste ancora? O ci troviamo di fronte alla morte dei classici romantici, dei fiori, dei biglietti, delle telefonate sotto le quali echeggiava il classico : "no dai, attacca tu!". Ora per "cuccare" basta la tastiera di un computer? Se è vero che gli occhi sono lo specchio dell'anima, come si fa ad infatuarsi di persone delle quali l'unica cosa che vediamo non sono gli occhi, ma il profilo? Le opinioni saranno sicuramente discordanti tra i fautori dei social network e gli ultimi animi romantici che non demordono e non si arrendono. Ai posteri l'ardua sentenza!

V.

BINARIO NUMERO 1.



Continuamente il contrario di me stessa. Lo sono, lo ammetto.
Desiderare continuamente e fortemente qualcosa, ed evitarla più di tutto. Amare da impazzire tirandosi indietro, voler bene trattando male.
Le contraddizioni personali, e mentali, il cuore diviso in due, così come la mente, difficile trovare una conciliazione. Dove una conciliazione non c’è e non può esserci, è quello il mio spazio.
In medio stat virtus, dicevano i latini, ma la via di mezzo, l’equilibrio, non è mai stato il mio forte, nemmeno in chimica. 

Come i binari del treno, che corrono vicini, che coesistono e l’uno esiste perché esiste l’altro, si prescindono e completano, ma non si incontrano mai, uniti nella loro solitudine, come i numeri primi, come le arterie e le vene che scorrono dentro di noi. Ognuna fine a se stessa ma parte di un progetto più grande. E quando sai che sei uno di quei due binari continui ad andare ma sai bene che al tuo fianco c’è l’altro binario, e non puoi fingere. Anche se sai che non lo incontrerai, è tuo. Per me sei il mio binario, ti rincorro da sempre, e per sempre, e nonostante tutto corri a fianco a me. Nella tua solitudine, che poi, è anche mia.

                                                                                                                                                             V.