Avete mai pensato al fatto che l’amore o l’innamoramento
possa essere e/o diventare una sorta di vera e propria dipendenza?
Quando finisce una storia, o quando amiamo qualcuno e non
siamo corrisposti, o quando ancor peggio amiamo qualcuno che è già impegnato,
sarebbe una stratosferica ficata poter andare in un qualche gruppo di supporto
e condividere con altri poveri scemi la nostra “sofferenza”.
Immaginatevi la scena: “ciao mi chiamo Caio e non amo da 128
giorni”.
Una dipendenza emotiva.
Lo dicono anche molti dei vari studiosi e psicologi che
affrontano il problema…il sentimento amoroso non è che scatenato dalle
endorfine che condizionano il nostro cervello e che creano dipendenza nei
confronti di una persona, di un profumo, di un’emozione.
E non ci vuole di certo il signor S. – alias Sigmund Freud-
per convincerci del fatto che l’amore diventi nella maggior parte dei casi
dipendenza.
E quando arriva la mattina in cui ti svegli e ti ritrovi
davanti al fatto che tale dipendenza sia finita da parte di uno dei due attori
protagonisti della storia, e il nostro confortevole castello di emozioni sia
improvvisamente crollato, che fare?
C’è chi si chiude in se stesso, o peggio chi si chiude in
casa a farsi del male, a deprimersi svuotando la dispensa e noleggiando film di
un grado di tristezza ancora maggiore del suo stato d’animo, film
potenzialmente e praticamente pericolosi; chi si attacca alla bottiglia passando dalla
dipendenza amorosa alla dipendenza alcolica, chi si getta nei locali alla ricerca
della prossima preda dandosi alla movida cittadina come pesci in una piccola
vasca piena di squali; chi si attacca al cibo…o chi semplicemente si attacca al
cosiddetto c……!
E quando dunque arriva il giorno del crollo del muro di
berlino sentimentale cosa fare?
Anziché spendere i soldi in sedute dallo psicologo, dallo
pisco- terapeuta, o soldi in bottiglie di vodka e in giornate alla spa non
sarebbe fantastico avere a disposizione un gruppo
innamorati anonimi?
Che poi alla fine in fin dei conti prima o poi ci ritroviamo
tutti nella stessa barca che naviga nel mare della disperazione post-abbandono.
Condiviere per superare, perché in fondo, i problemi, si
affrontano meglio in compagnia.
E voi che ne pensate?
Saluti, V.
bel articolo, ci vorrebbe un gruppo anonimo infatti!
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